Oltre la soglia: l’Alzheimer dietro le quinte della pandemia
- Posted by Staff Teatro Ovunque
- Categories Progetti
- Date 21 Maggio 2022
Storie di straordinaria quotidianità a teatro, tra Alzheimer e pandemia
2020 ©Teatroovunque. Testo e regia di Maura Pettorruso
Con, Ernesto Benfari, Manuela Broseghini, Giorgia Caldini, Marina Cindolo, Paola Pancher, Alessandra Saletti, Giacomo Sicuro, Sara Slomp e Margherita Taras.
Uomini e donne in attesa dietro una finestra, dentro una stanza, davanti ad uno schermo di computer. Con pensieri, emozioni, speranze sospese, da condividere in un modo diverso. È il viaggio di Teatroovunque in sette postazioni attraverso la nuova normalità che il lockdown ha imposto alle persone malate di Alzheimer, alle loro famiglie, al personale del Centro diurno per anziani Alzheimer di Trento. E un po’ a tutti noi durante la prima ondata della pandemia nella primavera 2020.
Uno spettacolo di teatro diverso, itinerante, da vivere in piccoli gruppi, per sperimentare la difficoltà ma anche la bellezza dei piccoli gesti nuovi di ogni giorno
Particolarità dello spettacolo è la costruzione della narrazione attorno a uno specifico spazio scenico, di volta in volta diverso. A Trento, anche il teatro amatoriale, oggi, si rinnova.
Alzheimer: da dove nasce il racconto di Teatroovunque
L’idea dello spettacolo nasce dall’urgenza di raccontare come le persone con Alzheimer, che frequentano il Centro diurno per anziani Alzheimer di Trento, hanno trascorso il primo periodo di lockdown a marzo 2020. Un periodo difficile in cui tutti – ospiti del Centro, operatori e operatrici, familiari – hanno dovuto ripensare la loro routine, adattarla ai grandi cambiamenti in atto nelle azioni più semplici, quotidiane.
Teatroovunque ha deciso di ascoltare queste persone, raccogliere le loro storie di vita di quei giorni, il ricordo di quanto è stata dura. Ma anche l’emozione di ripercorrere momenti di infinita tenerezza e scoprire che l’umanità non è stata perduta. Che si può immaginare di stare bene, di imparare qualcosa anche nel dolore, nell’incertezza, nella solitudine. Che la vita continua e può essere ricca e soddisfacente, anche per una persona che ha l’Alzheimer e per chi le sta accanto.
Ascoltare, catturare, dare forma alle emozioni nel gesto teatrale
Il lavoro di Teatroovunque è cominciato con l’ascolto di un gruppo di persone, ospiti del Centro diurno per anziani Alzheimer di Trento. Al momento di ascolto hanno partecipato anche operatori e operatrici che ogni giorno si sono presi cura di loro. Ognuno ha raccontato delle proprie emozioni, paure e incertezze, facendo rivivere aneddoti e momenti preziosi di quelle lunghe, interminabili settimane di vita durante il primo lockdown.
La pandemia ha costretto il Centro diurno per anziani Alzheimer di Trento a ripensare ritmi e attività. Gli ospiti non potevano più recarsi nella struttura ogni giorno, come al solito.
Come fare quindi a raggiungerli e a proseguire con loro le attività di conservazione delle attività cognitiva? Cambiando prospettiva.
Operatori e operatrici hanno portato il servizio a domicilio, entrando nelle case, per portare pasti, attività, sollievo e un sorriso alle persone con Alzheimer e alle loro famiglie.
In quelle lunghe giornate di lockdown, segnate da momenti di tristezza e sconforto, sono stati tanti gli aneddoti teneri e divertenti che Teatroovunque ha raccolto e riportato a teatro.
Un teatro itinerante in sette tappe per raccontare l’Alzheimer dietro le porte
Lo spettacolo si snoda nel racconto di sette aneddoti, raccolti e ricostruiti dalle storie raccontate direttamente dai protagonisti. Storie di grande dolcezza e di situazioni inaspettate e buffe. Ma anche momenti di frustrazione, irritazione, sconforto, legati al comportamento della gente, alle restrizioni difficili da accettare, alla burocrazia che complica anche le cose più semplici. Tutto questo raccontato a teatro, in un viaggio attraverso le emozioni dell’Alzheimer e di chi lo vive e lo vede vivere dietro la porta di casa. Teatroovunque invita a varcare quel limite fisico. Ad andare “Oltre la soglia”.
Oltre la soglia, le tappe del racconto a teatro
LEI, CHE PARLA ALLE PIANTE
C’è chi vuole uscire a tutti i costi. E c’è chi invece a casa si sente protetto e, circondato dagli oggetti più cari, costruisce mondi immaginari per sconfiggere la tristezza, la solitudine. Le reazioni nelle persone con demenza e Alzheimer davanti alla pandemia e all’isolamento sono molto diverse. Spesso raccontano di difficoltà personali, di un lasciarsi andare. Ma fanno emergere anche la forza interiore di ognuno. E talvolta anche un sorriso.
QUELLE VOCI DALLE FINESTRE
Una passeggiata nel parco può scatenare l’aggressività delle persone. Capita, quando di mezzo c’è una pandemia, quando ci si sente ingiustamente imprigionati. Così la comprensione e la tolleranza verso chi ha esigenze diverse dalle nostre scende e ci lascia arrabbiati e ciechi. Accompagniamo un ospite del Centro diurno Alzheimer nella sua passeggiata quotidiana, tra disagi e pregiudizi.
SONO VENUTA A TROVARTI
Durante la pandemia il servizio del Centro diurno Alzheimer di Trento si è trasferito a domicilio. Ma le difficoltà non sono mancate, per il senso di spaesamento e rassegnazione che le operatrici e gli operatori hanno trovato in alcune persone con demenza e Alzheimer. La creatività e la tenacia, insieme a un sorriso, hanno saputo trovare una nuova via di dialogo, una nuova normalità. Seguiamo l’incontro a casa di Nilde.
IL SENSO DELLA STANZA
Cosa significa sentirsi limitati nello spazio fisico e nella propria libertà? Cosa si prova a dettare i tempi a qualcuno? Emozioni diverse emergono quando attorno a noi cambiano le regole, quando si modifica il contesto. Sappiamo resistere e rimanere aperti, umani? Riviviamo insieme l’esperienza di operatori, persone con Alzheimer e ospiti delle rsa per indagare le nostre sensazioni.
LA NOSTALGIA DI TE
L’isolamento a causa della pandemia crea distanze fisiche che a tratti sembrano incolmabili. Ma nel cuore lottiamo per rimanere vicini, connessi. Una figlia racconta al padre, ospite di una rsa e malato di Alzheimer, della nostalgia e del senso di impotenza di quei giorni. Ma anche dello sforzo e della creatività per trovare un modo per vedersi un po’, anche a distanza. Ed è l’occasione per ripercorrere il passato, lasciare andare i ricordi e trovare nuovi modi per tenersi stretti.
VICINI IN VIDEO CHAT
La tecnologia aiuta, avvicina: lo abbiamo sperimentato durante i mesi di lontananza fisica. Ma può creare anche disagio, disorientamento o persino paura nelle persone con demenza o Alzheimer. Nella videochiamata tra una ospite di rsa e la figlia, sotto la guida attenta di un’operatrice, riviviamo l’importanza di rimanere in contatto. E di rispettare i propri tempi e spazi.
“Lo so che sei lì dall’altra parte di questo maledetto telefono…
Maledetto perché non ti posso vedere.
Benedetto perché almeno puoi sentire la mia voce.
E anche se non rispondi… lo so che mi senti.
Che tempo strano…
Ti voglio bene, papà”.